Don Luigi Ciotti è stato protagonista di un affollato incontro nella chiesa del Maristella per parlare di “Laudato Sì”, la seconda enciclica di Papa Francesco e di molta attualità. L’incontro è stato organizzato da Pax Christi, Comunità Laudato sì Cremona, Libera, Tavola della pace, in collaborazione con CSV Lombardia Sud, nell’ambito della rassegna La Trama dei Diritti, uno spazio culturale aperto a tutte le organizzazioni che si riconoscono come parte di un sistema di enti e realtà che concorrono alla costruzione della cultura dei diritti, attraverso un approccio integrato a cui ci chiama l’Agenda 2030.

“Non si può non dire che la mia preoccupazione sia che di fronte alla follia dell’aggressione armata la reazione sia stata una rincorsa agli armamenti. Tutti a parlare di guerra, pochi di pace – ha detto don Ciotti -. Durante il Covid abbiamo visto esempi di straordinaria generosità, ma durante questi due anni terribili in pochi si sono accorti che nel mondo era diminuita la spesa per il sociale e per l’istruzione. C’era già una pace armata: durante il Covid tutti parlavamo di pace, mentre i dati mostravano che le spese militari si alzavano. E’ giusto accogliere fratelli e sorelle che arrivano in fuga in Italia, ma come mai rispetto alle altre 33 guerre in atto non abbiamo messo la testa? Siccome non toccano i nostri interessi, questa è la riflessione che si impone. Un’accoglienza generosa, la nostra, ma condizionata dalla nazionalità: ci sono quelli subito accolti, come è giusto, e quelli che rimangono a morire oltre i nostri confini e nei nostri mari. Allora gli amici che arrivano con altre storie: quanta burocrazia? Quante storie difficili?”.

Un discorso a braccio che ha connesso i fili fra alcuni dei temi più attuali e il testo del pontefice: “Proprio nella ‘Laudato Sì’ troviamo il grido di sana preoccupazione di Papa Francesco. Il pontefice elencò tre rischi: la caduta della democrazia in molte parti del mondo, la catastrofe ecologica, la terza mondiale “a pezzi”. E siamo qui, con questo scenario davanti ai nostri occhi.  La forza di questa enciclica è il grido della Terra. L’enciclica ha tracciato una strada: quella della conversione ecologica, perché crisi ambientale è crisi umanitaria, sono le due facce d’una stessa medaglia. La prima parte dell’enciclica è contemplazione, la seconda parte è azione. Quando ci si rifà alla Bibbia per parlare di cura del creato, si sente sempre parlare di giardino. L’uomo è posto nel giardino affinché lo lavori e lo custodisca. Il Papa però sceglie un’altra immagine, sceglie di parlare di una casa comune. Ecologia ed economia sono i due termini che accompagnano l’intera enciclica. La cura della casa implica sia l’aspetto legato alla cura del creato, sia della società, soprattutto in relazione ai deboli. Il 75% delle terre emerse oggi sono già compromesse e il 66% dei mari è compromesso. E’ la sesta estinzione di massa avvenuta nella storia di massa, ma la prima in cui l’essere umano è protagonista del disastro che sta avvenendo”.